
Ci ha lasciato ieri Sergio Raveggi, che per molti anni ha insegnato Storia Medievale nella nostra università.
Era nato a Firenze nel 1945; medievista formatosi alla scuola di Elio Conti, Sergio è stato uno studioso particolarmente attento della storia istituzionale e politica e della società medievale. Alcune delle sue prime ricerche erano state dedicate allo studio della vita materiale, e nei primi anni Ottanta aveva lavorato sui contadini del Quattrocento in un fortunato volume scritto in collaborazione con Maria Serena Mazzi (Gli uomini e le cose nelle campagne fiorentine del Quattrocento, Firenze, Olschki, 1983,) nel quale l’analisi puntuale dei beni e delle strutture materiali diveniva strumento per delineare un più generale quadro di storia sociale dei ceti rurali. Al cuore della sua attività ci fu sempre tuttavia l’attenzione alla storia dei ceti dominanti dell’età comunale. Alla vita politica fiorentina tra Duecento e Trecento in particolare aveva dedicato un lungo iter di studi e pubblicazioni, tra le quali spicca il volume Ghibellini, guelfi e popolo grasso (Firenze, La Nuova Italia, 1978), a cui aveva collaborato anche Patrizia Parenti, che da compagna di università era poi diventata sua moglie e inseparabile compagna di vita)
Dopo essere stato ricercatore presso la Facoltà di Lettere e Filosofia di Firenze, dal 1992, in seguito a un concorso come professore associato passò alla Facoltà di Lettere e Filosofia di Siena, inserendosi in quello che fu il Dipartimento di Storia di allora. Nella nostra università ha insegnato per due decenni Antichità ed Istituzioni medievali ed Esegesi delle fonti storiche medievali, e dal 1996 al 1999 è anche stato presidente del Comitato didattico del Corso di laurea in Storia.
Nella didattica riversava la sua limpida comprensione dei processi storici, la non comune competenza nell’analisi delle fonti, ma soprattutto la sua enorme generosità di insegnante: generazioni di studenti si sono formate nei suoi corsi, apprezzandone l’intelligenza fine, i modi garbati, la simpatia e l’ironia travolgenti.
Tutti coloro che l’hanno conosciuto ne ricordano ancora con affetto e rimpianto l'occhio sempre arguto, pieno di intelligenza, affetto e onestà.
Quando tenne la sua ultima lezione, nella tarda primavera del 2011, con un folto gruppo di suoi colleghi, giovani allievi e studenti irrompemmo nell’aula per salutarlo e abbracciarlo insieme con l'immancabile maestro Giovanni Cherubini. In quella improvvisata festa di saluto, tra abbracci e sorrisi, i bicchieri e le bottiglie, comparve anche un cartello su cui era scritto “come faremo senza di te?”.
Oggi che il distacco si fa definitivo l’affetto e il rimpianto tornano più grandi, insieme al ricordo del suo sorriso e della sua amicizia e alla riconoscenza per quanto ci ha dato e insegnato.
Una commemorazione e il saluto a Sergio si terranno domani 30 maggio, alle 10.30 alla cappella del Commiato in Via delle Panche a Careggi