Il Dipartimento di Scienze Storiche e Beni Culturali (storia medievale, responsabile scientifico prof. Pellegrini) collabora per questo progetto con i Comuni di Abbadia San Salvatore e di Montalcino, la Compagnia di San Marco papa, la Fondazione Monte dei Paschi di Siena, l’Archivio di Stato di Siena.
L’obiettivo principale è la digitalizzazione delle pergamene “di” San Salvatore e Sant’Antimo oggi conservate nel fondo Diplomatico dell’Archivio di Stato di Siena. Se all’interno di esso è pervenuto un cospicuo nucleo proveniente da Monte Amiata, per Sant’Antimo la vicenda archivistica è del tutto diversa.
Come è noto, Monte Amiata è infatti l’unico ente della Toscana meridionale ad aver tramandato un fondo diplomatico regolarmente conservato dalle origini di secolo VIII fino alla soppressione settecentesca. A ciò si aggiungono altri fondi di archivio, in parte anch’essi oggi all’Archivio di Stato di Siena ma, in misura più consistente, a quello di Firenze, cui si aggiunge qualche pergamena presso la Biblioteca Apostolica Vaticana. Sul fronte dei codici librari, quelli conservati per secoli nella sua biblioteca che mostrano almeno tracce di una certa attività scrittoria sono invece dispersi in più sedi italiane ed estere.
Sant’Antimo ha visto disperdersi tra più fondi le sue pergamene e anche la restante parte di documentazione di archivio è oggi distribuita in varie sedi oltre ad aver conosciuto, sembrerebbe, una meno attenta politica di conservazione archivistica. Solo pochi documenti un tempo presumibilmente nell’archivio monastico sono pervenuti fino a noi, in buona parte tramite una delle più importanti raccolte formate dall’erudizione senese, il Legato Bichi Borghesi.
Studi recenti che vanno ragionando sullo stesso uso della pratica scrittoria per la gestione dei beni pubblici suggeriscono una attenta considerazione di tale profonda divaricazione tra le sorti dei due patrimoni archivistici per valutare il peso di una eventuale differenza fin dai modi di produzione, oltre che di quelli di conservazione.
Il Diplomatico dell’Archivio di Stato di Siena
Nel Diplomatico dell’Archivio di Stato di Siena si affiancano a fondi costituitisi nell’ambito cittadino altre raccolte, provenienti dal territorio; diverse tra queste – ed è il caso del fondo di San Salvatore al monte Amiata – hanno conosciuto un primo passaggio all’Archivio di Stato di Firenze, al momento di uscita dalla sede originaria, per poi giungere a Siena nel secondo e terzo decennio dell’Ottocento. All’interno del Diplomatico senese sono comunque rimaste identificabili le primigenie collocazioni, come è noto e come avviene, del resto, altrove.
Quelle di Monte Amiata costituiscono un insieme non solo abbondante (in totale, 2772 pergamene dal 736 al 1738) ma anche l’unico che offre un’inconsueta regolarità di conservazione di documenti in originale a partire dalla fondazione di metà ottavo secolo, e anche da qualche decennio prima, grazie alla presenza di vari munimina. Si può portare qualche altro esempio con i fondi che verranno principalmente indagati nella ricerca di pergamene per Sant’Antimo: da un lato, due delle principali e antiche raccolte cittadine, le Riformagioni e l’Archivio Generale, in cui si ritrovano documenti provenienti da sedi di conservazione originaria diverse tra cui, ad esempio, anche la stessa Monte Amiata; dall’altro, il Legato Bichi Borghesi, uno dei più cospicui esempi di quei doni, depositi e acquisti che hanno arricchito l’insieme archivistico senese; allo stato attuale delle conoscenze, questo risulta essere il fondo con più pergamene provenienti da Sant’Antimo: un esempio di come la passione erudita di età moderna salvò da una più grave dispersione alcune raccolte. Studiando attentamente le sopravvivenze antimiane e sulla base di altre ipotesi di indagine, si potrà forse capire qualcosa di più circa le prassi di produzione e conservazione scrittoria da parte dell’abbazia nell’odierno territorio di Montalcino.
La piattaforma e la scheda archivistica collegata a ogni pergamena
Per la realizzazione della raccolta digitale si è cercato di soddisfare i seguenti criteri, anche avvalendosi del collegamento con la rete degli Archivi di Stato e, in particolare, dell’esperienza in corso con Archivio Digitale dell’ICAR: la possibilità di utilizzo successivo su altre raccolte, senesi e non solo; la intuitività di utilizzo; la possibilità di inserire, modificare e aggiornare i dati; la qualità della restituzione in digitale del documento, con la possibilità di effettuare ingrandimenti, ritagli o altre operazioni volte ad agevolare la lettura.
In tal modo, il progetto si propone di costituire delle raccolte “virtuali” di pergamene consultabili on- e off-line, in almeno tre postazioni, in Archivio di Stato e presso le strutture espositive di Montalcino e di Abbadia San Salvatore. Una scheda archivistica di corredo fornirà informazioni su supporto materiale e attuali condizioni, denominazione, autore/responsabile, estremi cronologici, datazione topica, descrizione fisica (altezza e lunghezza), antroponimi presenti e link a eventuale, ulteriore documentazione di archivio collegata e digitalizzata.
Per il fondo diplomatico di San Salvatore il primo obiettivo è la digitalizzazione delle circa mille pergamene del secolo XIII, per immetterle su piattaforma secondo quanto sopra indicato. Più precisamente, si partirà dall’inizio del pontificato di Innocenzo III (1198) cioè il termine di chiusura dell’edizione del Codex diplomaticus Amiatinus di Wilhelm Kurze (736-1198).
L’edizione del Codex diplomaticus Amiatinus di Wilhelm Kurze (736-1198)
L’editore De Gruyter e l'Istituto Storico Germanico di Roma, titolari dei diritti dell’edizione suddetta apparsa tra il 1974 e il 1998, hanno generosamente messo a disposizione i pdf completi della stessa, comprese le tavole con i fac-simile delle sottoscrizioni. Tale edizione comprende tutte le pergamene altomedievali del fondo diplomatico di San Salvatore al monte Amiata e anche, in sia pur pochi casi, di altri che apparvero a Kurze, per vari motivi, come facenti parte, un tempo, della raccolta monastica. A breve verrà dunque qui resa accessibile l’edizione di Kurze che, in una seconda fase, accompagnerà nel data-base le pergamene alto-medievali che, a loro volta, verranno in esso inserite
La digitalizzazione delle pergamene duecentesche
La campagna fotografica sul secolo XIII potrà fornire una base documentaria per diversi campi di indagine tra cui, a titolo esemplificativo: l’abbaziato di Rolando dei Tignosi fino all’inserimento dei cistercensi che subentrarono ai benedettini nel terzo decennio del secolo; le dinamiche socio-economiche della società locale amiatina, in particolare lo sfruttamento delle risorse naturali e la condivisione di questo tra monaci e dipendenti laici; il rapporto tra l’abbazia, il potere imperiale e quello papale; il ruolo di Orvieto, prima alleata e poi in scontro con Siena; le relazioni tra monastero e famiglie eminenti e, ultimo ma non meno importante, l’evolversi della cultura scritta “all’ombra” di un centro intorno al quale da secoli gravitava un ceto notarile “rurale” con proprie specificità.
In una seconda fase si intende procedere ulteriormente nel lavoro di digitalizzazione verso il secolo XIV e oltre, così come completare la digitalizzazione per i pezzi altomedievali.
Un indizio molto generico, proveniente dalla dotazione di Adelaide, promessa sposa di Lotario figlio di Ugo di Provenza del 937, informa sulla sua dotazione terriera di Sant’Antimo, che doveva essere il doppio di quella di Monte Amiata; eppure ci è pervenuta una quantità di documenti infinitamente più bassa. Senza trascurare l’ovvia e più volte invocata dispersione, come causa di tale esiguità, si cercherà di meglio precisarla e di comprendere se non possano esserci altre ragioni dietro la vicenda archivistica di Sant’Antimo. In ogni caso, la scelta per Sant’Antimo sarà quella di andare a raccogliere da ogni collezione interna all’attuale Diplomatico dell’Archivio di Stato di Siena documenti “di” Sant’Antimo: in primo luogo dal già ricordato Legato Bichi Borghesi, raccolta erudita di età moderna nella quale si individua il principale nucleo di pergamene che sembrano provenire dall’archivio antimiano. Ancora, nel fondo Riformagioni, nell’Archivio generale e nello stesso fondo di San Salvatore si sono individuate pergamene o provenienti da Sant’Antimo o che, quanto meno, ne documentano in qualche modo le sorti. Pertanto, indicando con la massima evidenza le attuali e le antiche collocazioni documentarie, verranno inseriti sulla piattaforma di digitalizzazione tutti i documenti oggi nel Diplomatico dell’Archivio di Stato di Siena e relativi a Sant’Antimo: le proporzioni tra le diverse odierne collocazioni potranno restituire qualche motivo di riflessione. A differenza che per San Salvatore, non essendoci un’edizione di riferimento per i secoli altomedievali, si partirà dalla documentazione più antica. Senza perdere il solido ancoraggio archivistico con l’Archivio di Stato di Siena, sarà importante valutare subito le consistenze oggi in altre sedi: Archivio della Curia vescovile di Montalcino, Archivio diocesano di Pienza, Archivio Comunale di Montalcino, Biblioteca Apostolica Vaticana, Archivio Apostolico Vaticano.